PSICOPEDAGOGIA DEI LINGUAGGI (BRIGANTI)
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lezione 7 - lab. 27 novembre - SIMULAZIONE

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lezione 7 - lab. 27 novembre - SIMULAZIONE - Pagina 8 Empty SIMULAZIONE...MINUTI SENZA VISTA

Messaggio  mariangeladoriano Gio Dic 03, 2009 1:54 pm

Ho pensato e ripensato più volte alla simulazione di venrdì . In realtà sapevo che la prof. ci avrebbe proposto questa simulazione, ce l'aveva già annunciato, ma non sapevo quando..e non avevo letto l'avviso, ma per fortuna ho quasi sempre una sciarpa con me e quindi ho potuto partecipare anch'io.
L'anno scorso, in verità, avevo visto una "cena al buio", organizzata da un concorrente non vedente del Grande Fratello per i suoi compagni. Erano stati tutti bendati e sarebbero stati serviti da lui. Già da allora mi ero chiesta come gli altri avrebbero gustato voci e sapori senza la facoltà della vista.
Con questi interrogativi in mente è cominciata la simulazione.
Appena bendata, Giuliana, che era seduta accanto a me, ed io ci siamo toccate. Poi..non è più successo durante tutta la prova.
Anche il brusio mi dava fastidio, perchè sin dall'inizio cercavo di trovare una dimensione in cui mi sentissi a mio agio, cercavo di distinguere delle voci e di cominciare ad entrare in un'altra dimensione. Non la definirei neanche di buio, ma di altro, forse..di solitudine.
La prof. ha iniziato a leggere le poesie ed io l'ho immaginata davanti a noi, in piedi, con un mucchio di fogli tra le mani.
Credo di non aver mai prestato attenzione alle parole come in quei momenti..le parole diventavano immagini, le mie immagini.
Dopo la lettura, la sorpresa..nel dibattito non avevo alcuna voglia di intervenire, anche se a me solitamente piace parlare.
Probabilmente in quel momento ho capito che a me serviva più ascoltare, sentire opinioni, distinguere voci, che parlare..
Quando abbiamo tolto la benda ho capito..non ho mai provato disagio, ma avevo messo in atto strategie che non conoscevo, che non avevo mai usato prima. Avevo persino immaginato posizioni di persone intorno a me che in realtà non avevano mai assunto (la prof, ad esempio, aveva letto le poesie da diapositive, non da fogli!).
E' come se avessi creato, anche se per un po', un altro mondo, quello dell'udito e del tatto senza vista.
In questi giorni, poi, mi è venuto in mente che avevo visto un servizio delle Iene molto interessante di simulazione di cecità e rivedendolo mi sono resa conto che la mia tranquillità era legata al fatto che ero in un posto che conoscevo, con gente che conoscevo. In questo video è un po' diverso...
Ve lo propongo:
PRIMA PARTE
http://www.video.mediaset.it/mplayer.html?sito=iene&data=2006/01/25&id=1386&from=link
SECONDA PARTE
http://www.video.mediaset.it/mplayer.html?sito=iene&data=2006/01/25&id=1387&from=link
Fatemi sapere cosa ne pensate...
A presto!! Mariangela
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lezione 7 - lab. 27 novembre - SIMULAZIONE - Pagina 8 Empty ILARIA BARATTO Oggi a 10:42

Messaggio  Admin Gio Dic 03, 2009 2:01 pm

.ILARIA BARATTO Oggi a 10:42 am
....purtroppo non ho seguito la lezione di venerdì.....ma sono riuscita a svolgere in parte la simulazione a casa....e mi è venuta in mente una brevissima poesia (tautogramma)....scritta da mia madre (insegnante di sostegno) qualche anno fa.....
[i] Sento Semplici Suoni, Soavi Sinfonie,
Spinte Su Sponde Solitarie....
Sono Solo Suggestivi Sogni....!!!!

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Antonietta.Gioviale il Lun 30 Nov 2009 - 19:06
Bè peccato Ilaria che non hai potuto seguire la lezione..è stata veramente bella!!!.
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Messaggio  Ester Battaglia Gio Dic 03, 2009 7:36 pm

Salve
A causa di seri motivi familiari purtroppo venerdi non sono stata presente alla lezione. Ma dai commenti delle mie colleghe credo di avermi perso davvero una lezione interessante. Spero di avere in futuro un ulteriore opportunità, perchè credo che questa esperienza sia fondamentale per noi future insegnanti di sostegno, perchè ci sensibilizzano di più davanti a queste disabilità

Ester Battaglia

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Messaggio  adrianarosa Gio Dic 03, 2009 8:40 pm

Buonasera, vi prego di non prendere subito a male quello che sto per scrivere Razz .....
ma siinceramente credo che sia servito a poco l'esperimento fatto, nel senso che è stato molto ma veramente molto bello il clima che si è creato appena ci siamo bendate.. il silenzio che si era formato era molto tranquillizzante e poi ascoltare in quella quiete quelle poesie è stato veramente molto bello. Ma credo che l'esperimento si fermi qui. Avere una benda sugli occhi per 5 minuti non da assolutamente l'idea di essere ciechi. Come è sorto in classe eravamo semplicemente sedute con gli occhi chiusi, magari farci provare a fare qualcosa bendate come camminare o fare qualsiasi altra cosa ci avrebbe fatto capire la difficoltà che noi incontreremmo nel non vedere.
è vero anche che dopo un poco anche a me ha dato molto fastidio tenere la sciarpa, ma sapevo che a breve l'avremmo tolta quindi era semplice lasciarla e aspettare che "ritornasse la vista".

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Messaggio  De Magistris Grazia Ven Dic 04, 2009 12:31 am

La lezione sulla simulazione e' stata per me molto significativa perche' ci fa' capire come e' importante poter essere normale ed avere tutti gli organi di senso funzionanti , sapere cosa c'e' in questo mondo e' molto significativo per chi lo vede e lo affronta ogni giorno, mentre e' diverso per chi nasce con questo problema perche' non sa' cosa c'e' e puo' solo immaginarlo.

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Messaggio  martinoanna Ven Dic 04, 2009 12:41 pm

Non ho poturo partecipare alla lezione di Venerdì per cui in un mio precedente intervento ho esposto il mio pensiero solo sulle poesie trascritte sul forum. Ho poi deciso di eseguire l'esperimento a casa tenendo una radio accesa in sottofondo. Ho iniziato a camminare nella mia camera, ma non ho provato ansia o disagio, forse perchè in realtà so di non essere cieca per cui non credo di poter provare e capire le loro difficoltà fino in fondo.

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Messaggio  simona romano Sab Dic 05, 2009 1:05 am

ciao a tutte (mi perdonino i pochi maschietti del nostro corso se uso il femminile ma sono così pochi che per facilitarmi la scrittura accetteranno di essere inclusi in questo -e, dato che troppo spesso siamo noi a tollerare l'inclusione nelle -i; dopotutto siamo tutti uguali, no?),
scusate se lo faccio con un pò di ritardo ma vorrei rebdervi quello che ho potuto sentire e vedere durante la simulazione osservandovi. Innanzitutto devo dire che siete state bravissime! siete riuscite a contenere il vostro disagio, almeno esteriormente, in modo da poter far giungere a chi, come me, vi guardava. Avete contribuito alla immobilità totale nell'aula causata dalla vostra simulata cecità. Quella cecità vi immobilizzava! Avrei voluto chiedervi: "Era maggiore la voglia di stare in silenzio, senza fare alcun rumore o movimento, o piuttosto la paura di muovervi nel buio e quindi la necessità di restare ancorate al vostro spazio di sicurezza?"
Ho provato ad ascoltare le poesie tenendo gli occhi chiusi, ma devo essere sincera: alla fine ho aperto subito gli occhi Anch'io non vedevo l'ora! Sono d'accordo con chi ha detto che dopo quel momento di isolamento e di pace ricercata avutosi per ognuno durante la simulazione, il ritorno alla luce è divenuto troppo forte, ed è stata molto tenera la dichiarazione di chi ha dichiarato "Non vedevo l'ora di togliermi la benda perchè avevo paura di non poter più vedere come prima o di non vedere affatto". Per me è stato bello poter prendere qualcuno di voi per la mano per condurlo al microfono per la discussione: vedevo il vostro volto seguire la mia voce mentre vi indicavo cosa fare, sentivo le vostre mani sudate o tremanti nell'incertezza di quei movimenti, sentivo tutta la responsabilità di darvi una mano a capire chi e cosa ci fosse accanto a voi. Insomma... anche se non come voi ho vissuto questo momento con profondità e voi mi avete aiutato a sentire come vi sentivate in quell'abito troppo scomodo per la nostra anonima perfezione.

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Messaggio  valentina iaccarino Sab Dic 05, 2009 12:34 pm

Il momento della simulazione è stato molto emozionante! Very Happy
Ero bendata e all'inizio è stato piacevole chiudere gli occhi, soprattutto quando ho ascoltato le meravigliose poesie. La mente, infatti, non ricevendo altri stimoli se non quelli uditivi, era tutta dedita a non perdere nulla di quelle parole. Le emozioni erano forti perchè era come se le parole acquisissero maggiore significato. Immaginavo la prof di fronte a noi con dei fogli in mano mentre leggeva (in realtà le poesie erano proiettate): ciò mi fa pensare che chi non vede può immaginare una realtà diversa.... e non saperlo mai.... non deve essere facile!
Durante la conversazione sono stata un pò a disagio, forse perchè sono abituata a guardare chi parla. Ma non stata male perchè sapevo che una volta tolta la benda i miei occhi avrebbero continuato a vedere! Sicuramente ho riflettuto molto su come possono sentirsi le persone che non vedono e/o che non sentono, le persone che non possono comunicare, le persone che non possono muoversi....
Se a loro non vengono dati gli strumenti opportuni essi non possono sentirsi liberi!
Ho pensato anche alla differenza tra le persone cieche dalla nascita e le persone che diventano cieche. E questo vale anche per le altre disabilità!
Grazie a questa esperienza si può mettere maggiormente in gioco l'empatia: tutti possiamo trovarci in una condizione del genere nella vita per cui bisogna imparare a comprendere ciò che gli altri vivono!

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Messaggio  mariangeladoriano Sab Dic 05, 2009 12:48 pm

annarosaria imperato ha scritto:
Antonella Cicala ha scritto:Non riesco a trattenermi dal raccontarvi un’esperienza che ho vissuto e sto ancora vivendo, stando accanto ad una persona “CIECA”:
“… si tratta di una ragazza, una ragazza speciale … che, nonostante la vita non gli abbia fatto il dono della vista, continua a vivere con serenità. Ha 22 anni, è originaria della Calabria ma abita a Napoli da 5 anni per poter proseguire i suoi studi … è molto simpatica, socievole, dolce … ed ha una incredibile forza di volontà …
Spesso mi chiede di accompagnarla quando deve spostarsi da sola in posti a lei poco noti … ed io lo faccio volentieri anche se inizialmente ho avuto qualche difficoltà nell’esserle d’aiuto … non essendo abituata a starle accanto … Beh ora posso dire che ...
.. Camminare con lei vuol dire essere “i suoi occhi”: devo tenerla per mano, non stare al suo fianco ma sempre un passo avanti (per farle strada), devo descriverle quello che accade intorno (se passa qualcuno, se c’è poca o tanta gente … ), descriverle il percorso che compiamo lentamente (la presenza di un ostacolo, di una BARRIERA, di gradini o un ascensore … ) …
… Sedere accanto a lei richiede tanta attenzione: devo avvisarla quando in una stanza entra qualcuno silenziosamente , io non posso allontanarmi senza darle alcun avviso, non posso parlare con una terza persona senza specificare che sto per farlo (altrimenti pensa che mi rivolgo a lei) , non è corretto usare parole come “VEDI.. ; HAI VISTO CHE BRUTTO TEMPO! ; GUARDA … ; .. in effetti lei non ha mai fatto esperienza di queste azioni …
E tante altre cose …
Ma quando lei è in un posto MOLTI STENTANO A SALUTARLA …
Quando è seduta ad un tavolo POCHE PERSONE LE SI AVVICINANO PER SCAMBIARE UNA CHIACCHIERA …

Hai fatto molto bene a lasciare per ultimo il nome di questa ragazza...che tutte conosciamo.
Io ho avuto modo l'anno scorso, durante il corso della prof. Manno di conoscerla, di stare un po' con lei, di prendere un caffè con lei (era seduta accanto al mio gruppetto ed è salita con noi al bar)..è vero..è molto simpatica, ma concordo con te...non potendo interagire subito con chi le sta accanto, è spesso molto ignorata o lasciata sola...spero che questo tuo intervento apra di più gli occhi di tutti quanti!
EPPURE E’ UNA PERSONA CHE AVREBBE BISOGNO ANCHE DI QUESTO …
(Care colleghe) NON VI MERAVIGLIATE SE VI DICO CHE :
QUESTA RAGAZZA HA UN NOME MOLTO FAMILIARE …. SI CHIAMA GIUDITTA ;
FRAQUENTA IL CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELLA FORMAZIONE PRIMARIA …
I LUOGHI IN CUI LA ACCOMPAGNO (collaborazione con il SAAD) SONO LE AULE DELLA NOSTRA FACOLTA’ …
E LE PERSONE CHE LA CIRCONDANO, GUARDANDOLA DA LONTANO, SENZA RIVOLGERLE UNA PAROLA … SIAMO NOI !!!
essere i "suoi occhi"... mi sono commossa nel leggere le tue parole... Noi sappiamo vuol dire... Like a Star @ heaven Anna Rosaria
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Messaggio  maione emanuela Sab Dic 05, 2009 3:38 pm

io ,a dire il vero,non sono riuscita ad immedesimarmi nella simulazione...non mi sono lasciata andare,inizialmente pensavo di non esserci riuscita semplicemente perchè NON SONO CIECA e quindi ero cosciente del fatto che si trattava di una recita...un qualcosa di provvisorio...pensavo di non crederci,ma poi ho capito che avevo paura...avevo paura anche solo di pensarlo...guardavo da sotto al fazzoletto...facevo luce con il cellulare...non volevo farlo perchè avevo paura.
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Messaggio  Napolitano Maria Angela Dom Dic 06, 2009 9:49 pm

La lezione di oggi è stata un po particolare, restare al buio per circa venti minuti .
Appena ho messo il foulard la Professoressa ha iniziato a leggere la prima poesia mi sono agitata e non riuscivo a seguire .In seguito a questa simulazione ho capito quanto sarebbe brutto perdere il senso della vista ,mi sembrava di sentirmi soffocare, sì ascoltavo i commenti delle colleghe, ma il fatto di non poterle vedere in viso, mi creava una sorte di distacco, non vedevo l'ora di togliere il foulard!Quando Massimiliano e intervenuto e ha spiegato il suo disagio mi sono sentita ancora piu agitata.Le poesie sono state tutte molto toccanti, ma in modo particolare "Chiamatemi per nome" perchè sottolinea l' esigenza dei disabili di essere considerati per quelli che sono cioè delle persone e non per le loro diversita

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Messaggio  gilda cecoro Mar Dic 08, 2009 4:18 pm

La cecità è un handicap o un vantaggio? Non vedere è una mancanza oppure, in molti casi, un “vedere” meglio le cose? I sensi si intorpidiscono nel nostro mondo a causa dell’estrema importanza data alla vista, estrema importanza dovuta a quell’”assoluto” che prende il nome di televisione, videogiochi, manifesti, moda cioè un’estetica quasi solamente visiva. In realtà i nostri sensi meno utilizzati furono i primi a nascere ed evolversi: per trovare i cibi più energetici
e più salutari, per trovare il compagno più adatto e più sano a riprodurre la nostra vita, per comunicare, donare e ricevere attenzioni e affetto. Questi sensi sono i primi ad entrare in funzione in ogni situazione a livello inconscio e a darci indicazioni, su cosa ci piace o non ci piace, su cosa fare o non fare. Il buio, il non vedere, muoverci, mangiare, sentire, annusare senza la distrazione della vista, potenzia le nostre sensibilità più profonde e ci porta in un viaggio interiore dentro i nostri desideri, le nostre paure, le nostre emozioni, i nostri sentimenti in relazione a tutto ciò che ci circonda.
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Messaggio  elisabetta cecoro Mar Dic 08, 2009 4:30 pm

Dalla simulazione fatta in aula devo ammettere che mi ha portato a riflettere. Siamo presi molto dalle vanità delle cose che ci circondano, dalle mode del tempo, dai tanti impegni quotidiani e spesso non ci fermiamo a pensare e riflettere su tematiche importanti. Siamo accecati dalla molteplicità delle cose , e appunto perché siamo abbagliati, non sfruttiamo gli altri sensi che abbiamo a disposizione. Ebbene, dal momento in cui ho messo la benda ho provato una sensazione di smarrimento, un attimo di spaesamento. Poi pur di concentrarmi, ascoltare la voce delle colleghe che parlavano, cercando di capire a chi appartenesse, ho sfruttato quei sensi che quotidianamente metto ai margini. Anzi mettiamo ai margini. Ho rivalutato in questo modo l’importanza di essi e sono consapevole di come tutti ci limitiamo senza andare oltre, siamo superficiali, ci accontentiamo ci limitiamo a vedere in superficie, non scrutiamo … impariamo ad entrare in stretto contatto con le nostre sensazioni più profonde, rompiamo il muro dell’inibizione …
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Messaggio  Loreto Veronica Valeria Mar Dic 08, 2009 4:41 pm

Resto ferma all’opinione fatta in aula. Mi sono sentita morire dopo aver chiuso gli occhi. Da qui, ho avuto la conferma di come, noi normodotati ci aggrappiamo a 360 gradi alla vista, come se fosse l’unico senso che abbiamo a nostra disposizione. Ebbene, non ci accorgiamo di come la vista ci distragga dalle cose più profonde, più intime ostacolandoci e non facendoci assaporare appieno la nostra vita interiore. Da quel giorno, sono diventata più consapevole, anzi meno superficiale e metto in attivo tutti i sensi perché mi danno una prospettiva diversa, una nuova ottica … sono contenta di aver vissuto e provato questa sensazione, e ho capito che la vista è un dono prezioso.
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Messaggio  gilda cecoro Mar Dic 08, 2009 4:53 pm

Sfogliando le pagine web mi sono imbattuta in questa interessante iniziativa, leggetela è molto significativa, dal titolo “La cena nel buio” … un titolo, un programma …
“il buio come valore, come occasione per liberarsi dai condizionamenti delle apparenze”; un ringraziamento sentito a lei professoressa, per la originale prova fatta … uscire per un po’ dal cartaceo e immergerci in prima persona nella sfida, grazie.
Se provassimo a compiere una riflessione attenta sul significato del valore multisensoriale del cibo, mettendo da parte per una sera il senso soverchiante della vista? Sedendo attorno ad un tavolo al buio per riscattare la forza del gusto, dell’olfatto, del tatto e, perché no, dell’udito nel mangiare e bere alcuni prodotti autentici della nostra terra? Magari giocando a riconoscere le cose, a distinguere senza vedere, a godere delle fragranze senza il condizionamento del colore; a scambiarsi impressioni fuori dal controllo dello sguardo compiaciuto o disgustato del vicino.
Il buio come valore. Si tratta di un incontro organizzato in una sala tenuta rigorosamente al buio, nella quale gli ospiti vengono guidati da personale non vedente per vivere un'esperienza unica, che prima incuriosisce, poi stupisce ed affascina. L'ambiente della sala, completamente oscurato per l’occasione, favorisce un diverso e più stimolante percorso alla scoperta del cibo e dei sapori, un viaggio nel gusto che vede impegnati tutti gli altri sensi in un gioco di riconoscimenti che riserva non poche sorprese. Un'occasione per fare anche nuove conoscenze, relazioni interpersonali si intrecciano su basi del tutto diverse, dove l'apparire degli altri lascia inevitabilmente il posto solo all'essere ed al sentire comune. Chi partecipa alla Cena al buio, viene accompagnato da personale privo di vista all'interno di una sala completamente oscurata, dove si chiede di spegnere il cellulare e di fare a meno degli orologi da polso con le lancette luminose. Se qualcuno non ce la fa e chiede di uscire basta far presente il disagio e una guida gentile ti accompagna all'esterno della sala. E' una delle regole: nessuno usi l'accendino, ma in caso di difficoltà domandi aiuto. Per tutta la sera si può contare sulla presenza discreta e rasserenante di camerieri non vedenti che accompagnano gli ospiti, insegnano a riconoscere gli oggetti sulla tavola, danno utili suggerimenti per sentirsi a proprio agio. Alcuni dei partecipanti alle numerose Cene nel buio raccontano che si capovolge la prospettiva rispetto alla consueta modalità di percezione del mondo esterno. Nell’oscurità le barriere razionali cadono, il controllo della vista non può agire: capita così di prendersi per mano con uno sconosciuto, di parlare andando al cuore degli argomenti, senza etichette e formalità. Si percepiscono in modo diverso gli spazi e si avverte chiaramente la presenza (o l’assenza) dei camerieri vicino a sé, la loro distanza in base al suono della voce. Si affinano le potenzialità degli altri sensi. Lo scopo dell'iniziativa è ridurre la distanza psicologica tra chi ha perso il bene prezioso della vista e chi non ha, per sua fortuna, questo handicap, sapendo che comunque è un disagio a termine, solo per qualche ora, mentre una persona cieca vive ogni giorno questa situazione. Dal buio e da un'esperienza di questo tipo, si torna alla luce con una doppia rivelazione: da un lato ci si avvicina alla realtà di chi non può vedere e dall'altro si scopre quanto il nostro mondo ipervisivo ci induca quotidianamente a trascurare gli altri sensi. Cenare nel buio, può essere un'esperienza personale molto utile per scoprire le potenzialità degli altri sensi e affinare l'olfatto e il gusto. Abituati ad un mondo dove l’immagine è tutto, dove il farsi notare è così importante e poi di colpo il trovarsi ad immergersi in una nebulosa dove non si sa neanche chi è seduto al tavolo vicino. Allora si capisce che esistono altri modi per comunicare. Nel buio, come alla luce, puoi capire che l’essenziale è invisibile agli occhi, un’esperienza illuminante. Quando si arriva a comprendere ciò, si è compreso che non esiste solo la vista, ma anche che i sensi non sono solo cinque. Possiamo non accorgerci di ciò che è ben visibile intorno a noi così come il nostro cervello può vedere senza che noi ce ne rendiamo conto Bastano poche frazioni di secondi perché un’immagine entri nel nostro cervello senza che noi ce ne possiamo accorgere, eppure questa immagine può condizionare il nostro pensiero e di conseguenza le nostre azioni. Si tratta del fenomeno della percezione subliminale. In qualsiasi modo vogliamo metterci in contatto con gli altri e con noi stessi, vi riusciamo bene solo quando lo facciamo con il cuore. Perché conoscere l’altro è prima di tutto il capire che occorre conoscere se stessi; e il buio ti aiuta a farlo.
Bastano poche frazioni di secondi perché un’immagine entri nel nostro cervello senza che noi ce ne possiamo accorgere, eppure questa immagine può condizionare il nostro pensiero e di conseguenza le nostre azioni. Si tratta del fenomeno della percezione subliminale. In qualsiasi modo vogliamo metterci in contatto con gli altri e con noi stessi, vi riusciamo bene solo quando lo facciamo con il cuore. Perché conoscere l’altro è prima di tutto il capire che occorre conoscere se stessi; e il buio ti aiuta a farlo.
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lezione 7 - lab. 27 novembre - SIMULAZIONE - Pagina 8 Empty Re: lezione 7 - lab. 27 novembre - SIMULAZIONE

Messaggio  francaiuliucci Mar Dic 08, 2009 6:56 pm

Il silenzio è una scelta che permette l'aprirsi di altre porte e di altri canali, per i quali passano messaggi che le parole non riescono ad esprimere. E la lingua comune ed eterna dell'universo, la più adatta a comunicare i sentimenti più profondi e le passioni più forti. Il silenzio non è un vuoto o un'assenza di parole, ma è una presenza espressiva, fattiva e loquace, in cui ci impara ad ascoltare e a leggere oltre le parole. Con il silenzio è possibile costruire ciò che con le parole è possibile demolire : per me il silenzio non è isolamento, ma è una lingua che solo le persone speciali sanno parlare e interpretare. Il silenzio è una musica che ascolto sempre con piacere.

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lezione 7 - lab. 27 novembre - SIMULAZIONE - Pagina 8 Empty Vedere con le mani!

Messaggio  rosa cera Mer Dic 09, 2009 9:29 pm

Riguardo alla simulazione voglio proporre un video che ho trovato su youtube...ditemi cosa ne pensate
Smile https://www.youtube.com/watch?v=KIzz4kVxSU0

rosa cera

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lezione 7 - lab. 27 novembre - SIMULAZIONE - Pagina 8 Empty Re: lezione 7 - lab. 27 novembre - SIMULAZIONE

Messaggio  Antonietta.Gioviale Gio Dic 10, 2009 12:00 am

buonasera....ciao Rosa,,,ho guardato il film...su youtube...veramente bello!!!Grazie per averlo inserito... Very Happy
Antonietta.Gioviale
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Messaggio  Antonietta.Gioviale Gio Dic 10, 2009 12:03 am

francaiuliucci Ieri a 5:56 pm


Il silenzio è una scelta che permette l'aprirsi di altre porte e di altri canali, per i quali passano messaggi che le parole non riescono ad esprimere. E la lingua comune ed eterna dell'universo, la più adatta a comunicare i sentimenti più profondi e le passioni più forti. Il silenzio non è un vuoto o un'assenza di parole, ma è una presenza espressiva, fattiva e loquace, in cui ci impara ad ascoltare e a leggere oltre le parole. Con il silenzio è possibile costruire ciò che con le parole è possibile demolire : per me il silenzio non è isolamento, ma è una lingua che solo le persone speciali sanno parlare e interpretare. Il silenzio è una musica che ascolto sempre con piacere.

Bè la frase che mi ha colpito di più è: il silenzio non è isolamento, ma una lingua che solo persone speciali sanno parlare e interpretare...veramente significativa..con così poche parole si può esprimere un concetto così grande.... Surprised
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Messaggio  sabrina mangiacapra Gio Dic 10, 2009 12:46 am

rosa cera ha scritto:Riguardo alla simulazione voglio proporre un video che ho trovato su youtube...ditemi cosa ne pensate
Smile https://www.youtube.com/watch?v=KIzz4kVxSU0
Ciao Rosa,
ho visto il link che hai pubblicato e devo dire che,l'ho trovato veramente molto significativo....
Tanti si lamentano perchè non trovano il tempo per fare qualcosa, per raggiungere le mete prefissate e soprattutto quando il gioco si fa duro...mollano!...i non vedenti,come dice anche il video,apprezzano tutto della vita " fino in fondo"con grande coraggio senza arrendersi mai!...prendiamo esempio da loro,impariamo ad apprezzare l'essenza anche della più piccola cosa.

sabrina mangiacapra

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Messaggio  LauraGervasio Gio Dic 10, 2009 1:31 am

La scuola rappresenta una tappa fondamentale nel cammino di crescita di un bambino non vedente o ipovedente: infatti, oltre ad apprendere il suo bagaglio di conoscenze, che lo accompagneranno per tutta la vita, egli deve imparare l'uso di strumentazioni e tecniche che gli consentano di superare il deficit percettivo e di raggiungere risultati paragonabili a quelli dei suoi coetanei. In questa sezione passeremo in rassegna le varie tappe del cammino scolastico e daremo indicazioni sul materiale didattico e sugli ausili informatici che possono agevolare lo studio.


Dal 1976 i bambini ciechi ed ipovedenti possono essere inseriti nelle scuole comuni. In precedenza, invece, dovevano frequentare un istituto speciale. Essi hanno diritto ad un insegnante di sostegno, che deve essere presente in classe per aiutare l'alunno nello svolgimento delle normali attività didattiche e svolgere le ulteriori attività richieste dalla specifica minorazione. Tale insegnante deve essere fornito dalla scuola stessa. Pertanto è opportuno che l'ingresso del bambino con problemi di vista sia segnalato alla scuola elementare con un certo anticipo.

La legge n. 104 del 1992 prevede due strumenti che agevolano l'integrazione scolastica:

il Gruppo di Lavoro Interistituzionale Provinciale (GLIP): composto da docenti, operatori dei servizi sociali e genitori, è incaricato di programmare le attività idonee all'integrazione del bambino;
il Piano Educativo Individualizzato (PEI): documento elaborato dal GLIP contenente gli obiettivi scolastici che si vogliono perseguire e gli strumenti che verranno impiegati.
E' importante che all'interno del PEI si preveda l'insegnamento del Braille per i ciechi e gli ipovedenti che non possono sfruttare utilmente il loro residuo visivo per leggere e scrivere, e l'uso del videoingranditore e di occhiali speciali per gli altri ipovedenti.

Fino al 1976 i ciechi e gli ipovedenti dovevano frequentare le scuole elementari e talvolta anche le medie all'interno di istituti speciali. Questi istituti fornivano personale specializzato, sussidi didattici adeguati e la possibilità di confrontarsi continuamente con altri ragazzi affetti dalla stessa minorazione, ma comportavano lo sradicamento del bambino cieco o ipovedente dall'ambiente familiare e sociale in cui era nato e la pressoché totale assenza di confronto con i coetanei vedenti, se si eccettua il fatto che gli studenti più meritevoli erano ammessi a frequentare gli istituti superiori presenti nella città sede dell'istituto speciale.

Per questi motivi negli anni Settanta si iniziò a sperimentare l'inserimento dei bambini ciechi nelle scuole comuni ed oggi è normale che i bambini ciechi frequentino le scuole nel comune di residenza assieme ai coetanei vedenti. Sono state tentate anche esperienze inverse, inserendo alcuni bambini vedenti nelle scuole presenti all'interno degli istituti speciali, ma senza ottenere risultati soddisfacenti.

Attualmente in Italia le uniche scuole speciali annesse ad istituti sono quella di Palermo e quella di Assisi, specializzata nell'educazione dei mabini ciechi con minorazioni aggiuntive. Gli altri istituti per ciechi si sono specializzati nell'organizzazione di corsi professionali, quali quello per centralinisti telefonici e per massofisioterapisti, nonché nello svolgimento di attività di supporto all'integrazione scolastica.

È importante che i genitori e gli insegnanti favoriscano la piena integrazione del bambino, lasciando che partecipi ai giochi con gli altri bambini ma anche aiutando i vedenti a cogliere la differenza di cui è portatore il non vedente, i suoi limiti e le sue potenzialità.

Per evitare che il bambino cieco abbia come unico modello di riferimento i coetanei vedenti è opportuno che vengano favorite delle occasioni di incontro con altri ragazzi non vedenti. Ciò può avvenire tramite il CSA, l'Amministrazione Provinciale e le associazioni dei ciechi.

Sussidi tecnici utili
La tecnologia mette a disposizione degli studenti molti strumenti che possono facilitare notevolmente le attività didattiche, dai tradizionali registratori a cassette ai computer.

Per la scrittura in Braille, oltre alle tradizionali tavolette, utili soprattutto nella prima fase di apprendimento di questa scrittura, che si basa su una serie di combinazioni di puntini incisi sulla carta, è bene introdurre fin dall'inizio l'uso della macchina dattilobraille.

Per gli ipovedenti è indispensabile anzitutto individuare all'interno della classe una posizione che faciliti la lettura della lavagna e che fornisca al banco la luce sufficiente per poter leggere e scrivere. Poiché l'ipovedente è costretto a tenere la testa molto vicina al foglio che sta leggendo, è opportuno prevedere l'uso di sedie e banchi ergonomici. Per facilitare la lettura della lavagna da lontano si potrà installare una telecamera con un monitor sul banco dell'alunno.
Un altro strumento utile è la lavagna a tracciamento luminoso, ad es. la Grafilux.

Il computer rappresenta uno strumento utilissimo sia per i ciechi assoluti che per gli ipovedenti, in quanto consente di organizzare in maniera logica ed ergonomica sia i compiti svolti dall'alunno che i libri di testo.
Per una descrizione dei dispositivi che consentono ai non vedenti di gestire il computer e di altre periferiche che aumentano le possibilità di utilizzo del computer non solo come strumento didattico, ma anche come mezzo per accedere alle informazioni.
Tra gli ausili che possono agevolare l'attività degli studenti ve ne sono alcuni di piccole dimensioni, che possono essere acquistati dalla famiglia e trasportati di volta in volta in classe o a casa a seconda delle necessità. Altri invece sono pesanti ed ingombranti: per questi sarà opportuno prevedere l'acquisto di un esemplare da parte della scuola e di uno da parte della famiglia.

La legge 104/1992 stanzia appositi fondi per consentire alle scuole di dotarsi degli strumenti atti a favorire l'integrazione degli alunni disabili. Gli strumenti così acquistati rimangono di proprietà della scuola.

Per quanto riguarda gli strumenti acquistati dalla famiglia, è da ricordare che essi sono soggetti alla detrazione IRPEF del 19% del loro prezzo e all'IVA agevolata del 4%.
Biblioteche e nastroteche
Quando il bambino frequenta la scuola elementare è importante che egli abbia a disposizione tutti i libri di testo. E' fondamentale che i libri che vengono utilizzati per apprendere la lettura siano disponibili in braille o con caratteri ingranditi a seconda della modalità di lettura prescielta. Per le trascrizioni ci si può rivolgere alle associazioni dei ciechi o ad altre associazioni che forniscono questo servizio. La più importante è sicuramente la Biblioteca Italiana per Ciechi Regina Margherita di Monza, che ha creato un consorzio di stamperie braille in tutta Italia.

È bene iniziare fin dalla terza elementare l'addestramento all'uso del registratore, poiché è impensabile che tutti i libri possano essere trascritti in braille o riprodotti a caratteri ingranditi. I libri possono essere registrati dall'insegnante di sostegno, oppure ci si può appoggiare ad una nastroteca. Segnaliamo il Centro Nazionale del Libro Parlato dell'Unione Italiana Ciechi, il Centro Internazionale del Libro Parlato di Feltre e i centri promossi dai Lions Club, tra i quali il più importante è il Centro del Libro Parlato Robert Holman del Lions Club Verbania.

Software didattico e programmi multimediali
Per agevolare l'uso del computer da parte degli alunni ciechi ed ipovedenti sono stati elaborati alcuni softwares specifici. In questo campo si distingue il Centro Territoriale per l'Integrazione scolastica del CSA di Vicenza, che propone alcuni software liberamente scaricabili o richiedibili su cd-rom.
Segnaliamo in particolare Erica, un programma per il sistema operativo MS-DOS pensato specificamente per i ciechi, e Omnibook, un'applicazione Windows che tiene maggiormente conto delle esigenze degli ipovedenti. Si tratta di veri e propri ambienti di lavoro, che integrano i quaderni, i libri, il diario e un sistema avanzato per svolgere gli esercizi di aritmetica.

è anche possibile scaricare un programma per l'apprendimento della tastiera e puntatori del mouse ingranditi per gli ipovedenti.
Il CSA di Vicenza partecipa anche al progetto LAMBDA, un progetto europeo che si prefigge lo sviluppo di un software Windows per fare matematica, fornendo strumenti che semplificano la manipolazione delle espressioni e la loro stampa in braille e a caratteri normali.
Anche l'Istituto Cavazza di Bologna ha realizzato un software per la gestione della matematica ed una tastiera Braille da collegare al computer, per semplificare il passaggio dal Braille su carta a quello informatico.

Non esistono dizionari o enciclopedie pensate specificamente per i disabili visivi ed i prodotti reperibili in commercio spesso si rivelano inutilizzabili, a causa dell'uso spinto della grafica. Il Centro Informatico per la Sperimentazione degli Ausili Didattici dell'Istituto Cavazza di Bologna offre un servizio di monitoraggio delle principali opere multimediali presenti sul mercato italiano, indicandone il livello di accessibilità ed eventuali trucchi per superare le difficoltà poste dall'interfaccia grafica.
Il CISAD ha anche sviluppato alcuni software didattici per l'apprendimento del braille e della matematica.
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Messaggio  Antonella Cicala Ven Dic 11, 2009 12:37 pm

[quote="linaferrante"]
valentina.difiore ha scritto:
annarosaria imperato ha scritto:
Antonella Cicala ha scritto:Non riesco a trattenermi dal raccontarvi un’esperienza che ho vissuto e sto ancora vivendo, stando accanto ad una persona “CIECA”:
“… si tratta di una ragazza, una ragazza speciale … che, nonostante la vita non gli abbia fatto il dono della vista, continua a vivere con serenità. Ha 22 anni, è originaria della Calabria ma abita a Napoli da 5 anni per poter proseguire i suoi studi … è molto simpatica, socievole, dolce … ed ha una incredibile forza di volontà …
Spesso mi chiede di accompagnarla quando deve spostarsi da sola in posti a lei poco noti … ed io lo faccio volentieri anche se inizialmente ho avuto qualche difficoltà nell’esserle d’aiuto … non essendo abituata a starle accanto … Beh ora posso dire che ...
.. Camminare con lei vuol dire essere “i suoi occhi”: devo tenerla per mano, non stare al suo fianco ma sempre un passo avanti (per farle strada), devo descriverle quello che accade intorno (se passa qualcuno, se c’è poca o tanta gente … ), descriverle il percorso che compiamo lentamente (la presenza di un ostacolo, di una BARRIERA, di gradini o un ascensore … ) …
… Sedere accanto a lei richiede tanta attenzione: devo avvisarla quando in una stanza entra qualcuno silenziosamente , io non posso allontanarmi senza darle alcun avviso, non posso parlare con una terza persona senza specificare che sto per farlo (altrimenti pensa che mi rivolgo a lei) , non è corretto usare parole come “VEDI.. ; HAI VISTO CHE BRUTTO TEMPO! ; GUARDA … ; .. in effetti lei non ha mai fatto esperienza di queste azioni …
E tante altre cose …
Ma quando lei è in un posto MOLTI STENTANO A SALUTARLA …
Quando è seduta ad un tavolo POCHE PERSONE LE SI AVVICINANO PER SCAMBIARE UNA CHIACCHIERA …
EPPURE E’ UNA PERSONA CHE AVREBBE BISOGNO ANCHE DI QUESTO …
(Care colleghe) NON VI MERAVIGLIATE SE VI DICO CHE :
QUESTA RAGAZZA HA UN NOME MOLTO FAMILIARE …. SI CHIAMA GIUDITTA ;
FRAQUENTA IL CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELLA FORMAZIONE PRIMARIA …
I LUOGHI IN CUI LA ACCOMPAGNO (collaborazione con il SAAD) SONO LE AULE DELLA NOSTRA FACOLTA’ …
E LE PERSONE CHE LA CIRCONDANO, GUARDANDOLA DA LONTANO, SENZA RIVOLGERLE UNA PAROLA … SIAMO NOI !!!
essere i "suoi occhi"... mi sono commossa nel leggere le tue parole... Noi sappiamo vuol dire... Like a Star @ heaven Anna Rosaria

CARA ANTO il tuo mes è meraviglioso e fa riflettere molto ,io mi inserisco in quelle persone che tu dici stentano a salutarla,la guardano da lontano,non le rivolgono la parola ,beh tante volte devi pensare che le persone si comportano in questo modo proprio perchè considerano Giuditta una persona ''normale''e no per la sua cecità...tu saluti tutti??? tu rivolgi la parola a tutti??? tu conosci tutti??? non credi che Giuditta preferirebbe una parola sincera,un conforto sincero,un aiuto sincero (come quello che gli dai tu) invece di comportamenti dettati solo dalla compassione e dalla tenerezza?spero che tu abbia capito il mio mes.con stima lina

Comprendo a pieno quello che dici .... ma mi domando: è possibile che in un'aula di 300 persone, proprio a nessuno interessi rendere una fredda e caotica aula universitaria un pò più accogliente e familiare ad una persona che per la sua "specialità" incontra diverse barriere relazionali oltre che architettoniche?
Io mi sono permessa di rivolgere questa provocazione all'interno del forum perchè riflettevo sul fatto che nei nostri corsi di studio "Approfondiamo TANTA TEORIA ... ma poi NON CI SFORZIAMO MAI DI APPLICARLA NELLA QUOTIDIANITA' ...
Grazie per la risposta!
Antonella Cicala
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Messaggio  teresa avella Ven Dic 11, 2009 1:21 pm

ho ripensato alla simulazione in aula e a distanza di giorni sento che mi è rimasto dentro un dubbio....i colori, come fanno gli ipovedenti a distinguere i colori? quando ho raccontato ad altri quello che abbiamo fatto in aula e soprattutto gli ho posto questa domanda mi hanno detto "è impossibile!"....se lo fosse davvero come riconoscono i colori, come fanno ad abbinare le cose?? a questo punto mi viene da pensare a quanto poco sfruttiamo le capacità del nostro cervello assorbito dal senso più forte, la vista....

teresa avella

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Messaggio  teresa avella Ven Dic 11, 2009 1:32 pm

ho riletto le poesie e le ho trascritte su un quaderno personale, sono tutte molto belle ed espressione di un sincero e profondo sentimento che tocca il cuore. averle ascoltate ad occhi bendati non so perchè ma ne ha aumentato il valore emotivo....dopo questa esperienza chiudo gli occhi quando ascolto una poesia....

teresa avella

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lezione 7 - lab. 27 novembre - SIMULAZIONE - Pagina 8 Empty Notizia sulla ricerca: rappresentazione del mondo e immaginazione

Messaggio  Giuliana Pianura Sab Dic 12, 2009 11:55 am

Buondì, nella nota di una pubblicazione che sto leggendo ho trovato questa notizia che mi sembra molto interessante per alimentare la nostra riflessione sulla rappresentazione del mondo da parte dei non vedenti. Volevo condividerla con voi:

Intorno al 2002 i ricercatori del Laboratorio del sonno della Facoltà di Medicina dell'Università di Lisbona
(www.fm.ul.pt) hanno provato l'esistenza, nei sogni di ciechi congeniti, degli stessi contenuti visuali di quelli dei vedenti. I risultati della ricerca dell'èquipe portoghese sono stati pubblicati sulla più autorevole rivista scientifica del settore, l'inglese Cognitive brain research e sono stati premiati al congresso annuale (probabilmente del 2003) della Società Europea di Ricerca del Sonno.
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